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dai GIORNALI di OGGIIl piano-tagli: via 1.612 enti "dannosi" bozza di intervento sulle autonomie locali: nessun limite di mandato per i primi cittadini Nei Comuni meno poltrone e sindaci a vita Il progetto di Calderoli: addio alle comunità montane e ai difensori civici 2009-05-18 |
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per l'articolo completo vai al sito Internet http://www.corriere.it2009-05-18 Il piano-tagli: via 1.612 enti "dannosi" bozza di intervento sulle autonomie locali: nessun limite di mandato per i primi cittadini Nei Comuni meno poltrone e sindaci a vita Il progetto di Calderoli: addio alle comunità montane e ai difensori civici Dopo cinquantratrè anni di frustrante conflitto (la guerra è cominciata nel 1956) con gli enti inutili, ecco schiudersi un nuovo fronte. Quello contro gli enti "dannosi". Avete letto bene: "dannosi". Proprio così li definisce una bozza (anzi, una "bozzaccia " come la chiama il leghista Roberto Calderoli) di disegno di legge al quale il ministro della Semplificazione sta lavorando insieme ai suoi colleghi dell'Interno, Roberto Maroni, e degli Affari regionali, Raffaele Fitto. Enti non soltanto inutili, ma anche "dannosi": quindi da chiudere e poi gettare via la chiave. "Norme di soppressione degli enti dannosi", recita testualmente il capo terzo della "bozzaccia". Quali sono? I difensori civici, innanzitutto, che dovrebbero scomparire nel momento stesso in cui questa legge venisse approvata. Poi i commissariati per la liquidazione degli usi civici, la cui funzione deriva da una norma del 1927. E i tribunali delle acque pubbliche, istituiti come conseguenza di un provvedimento del 1933. Tuttavia questo non è che l'antipasto di una riforma destinata a rivoluzionare Comuni, Province e tutto quello che c'è intorno, ben più rapidamente della legge delega sul federalismo. Ma anche a scuotere la politica suscitando reazioni controverse. Un esempio? La "bozzaccia" del disegno di legge di riforma delle autonomie locali prevede l'abolizione del limite dei due mandati consecutivi per l'incarico di sindaco e di presidente della Provincia. Se la proposta passerà, si potrà fare il sindaco a vita, rimettendo indietro di anni l'orologio della nostra storia. Una modifica che è fortemente sostenuta dalla Lega Nord, ma che non piace invece al Pdl. E non sarà nemmeno facile far passare i tagli, sacrosanti, stabiliti per i consigli e le giunte comunali e provinciali. I consiglieri dei Comuni con oltre 500 mila abitanti non potranno superare il numero di 40. E così a scalare. Per i Comuni minori, fino a 3 mila abitanti, il limite massimo è di 6. I consiglieri provinciali non potranno in ogni caso essere più di 30. Fra sindaco e assessori le giunte comunali non dovranno avere più di 12 poltrone. Quelle provinciali, non più di 8. I Comuni fino a mille abitanti non avrebbero nemmeno la giunta, ma soltanto il sindaco. Non sono le uniche novità. La riforma stabilisce pure che Province e Comuni abbiano un segretario con l'incarico di controllare gli atti: nominato non dall'amministrazione ma da un organismo terzo, una speciale "Agenzia autonoma per l'efficienza degli enti locali". Facile immaginare le reazioni che provocheranno pure le altre sforbiciate previste dalla "bozzaccia". Forse ancora più dolorose di quelle appena descritte. Sforbiciate, in numero di ben 1.612 (tanti sono gli enti che verrebbero eliminati) recepite da una proposta di legge del deputato del Pdl Mario Valducci, ora convogliata pressoché integralmente in questa riforma, di cui rappresenta una delle parti più sostanziose. La tagliola calerà sulle 185 comunità montane. Identica sorte avrebbero i 63 "Bacini imbriferi montani", i 138 enti parco regionali, le 91 Ato, i 600 enti strumentali regionali. E i 191 consorzi di bonifica, pianeta tutto da scoprire. Un caso per tutti: il consorzio di bonifica delle colline livornesi ha 16 dipendenti ma 33 fra consiglieri delegati, deputazione amministratrice e collegio sindacale. Con regolare gettone di presenza. Calerà, la tagliola, anche sulla pletora dei consigli circoscrizionali. La "bozzaccia" prevede che sopravvivano soltanto nelle città con più di 250 mila abitanti: una riforma già tentata dal centrosinistra ma affossata nelle paludi della politica. E si capisce perché. Il testo unico del 2000 sugli enti locali stabilisce che ci siano le circoscrizioni soltanto nelle città con più di 100 mila abitanti, lasciando però spiragli anche per chi ha anche appena 30 mila residenti. Il risultato è che una città come Asti, con 70.598 abitanti, ha 110 consiglieri circoscrizionali. A Como, 8 mila anime più di Asti, sono 144. Come ad Ascoli Piceno, che è forse un caso limite. Perché nel capoluogo marchigiano, 50.135 abitanti, c'è un eletto ogni 348 cittadini, contro un rapporto di uno a 5.178 per Roma. E le Province? Dopo le vane promesse elettorali di abolirle ("tutte", tenne a precisare Silvio Berlusconi) sono state salvate dalla legge sul federalismo. E pure da questa riforma. Anche se qualcuna potrebbe rischiare. Entro due anni il governo dovrà fare un decreto per razionalizzare le province, prevedendo fra l'altro la soppressione di quegli enti con un rapporto non ottimale fra popolazione ed estensione territoriale. Ne vedremo delle belle, sempre che la "bozzaccia" arrivi al Consiglio dei ministri, si prevede il mese prossimo, con tutto quello che c'è dentro adesso. Manca solo un argomento, forse il più spinoso: l'incompatibilità degli incarichi. Ma questo, in un Parlamento nel quale ci sono 70 deputati e senatori che fanno anche i sindaci, gli assessori, i consiglieri e perfino i presidenti di Provincia, è davvero un'altra storia. Sergio Rizzo 17 maggio 2009 |
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